Il Dio del rock’n’roll

Il messaggio spirituale, non di rado quello evangelico, apparentemente estromesso in superficie, si muove catacombale in attesa di affiorare in modo sorprendente in ambiti inattesi. Due sono gli esempi che proporremo. Per il primo ricorriamo a un’immagine: il rabdomante che col suo ramoscello riesce a scovare un flusso sotterraneo d’acqua. A usare questo simbolo è Andrea Monda, il direttore dell’«Osservatore Romano», che funge da presentatore di un particolare deejay radiofonico. Si tratta nientemeno che di un sacerdote passionista e parroco, Massimo Granieri che, oltre a intervenire su RLB Radioattiva, frequenta podcast, Spotify, blog e quanto è a disposizione sui social.

Lo stupore si allarga quando si percorre il suo testo che coinvolge un orizzonte a prima vista remoto rispetto al respiro religioso. È il rock’n’roll coi suoi protagonisti spesso «bambini iconoclasti, permalosi, arrivisti… sciovinisti, oltranzisti, consumisti, che coltivano vizi solipsisti, allarmisti, ultrateppisti, duri, nudi e integralisti». E qui i più smaliziati capiscono che ho citato una parte della lunga litania che gli Skiantos hanno stilato in un loro testo presente nell’album Sogno improbabile. Ebbene, se si scava nel sotterraneo di questi artisti che la mattina hanno «gli occhi pesti, quasi sempre, poco casti», si possono scoprire fremiti religiosi persino ad alta tensione. E non solo con una messe di ammiccamenti biblici come nella Life of the World to Come dei Mountains Goats, ma nell’anelito verso il trascendente dei Coldplay, «una grazia che bagna una terra arida, senz’acqua», come scrive Granieri. Oppure è l’Idiot Prayer, spettacolo di Nick Cave che nel disco Ghosteen per la morte del figlio confessa la sua disperazione, un vuoto che ansima verso un orizzonte dove il sole della vita non tramonta mai e, in un’altra canzone, confessa che «a volte un briciolo di fede può fare parecchia strada».

C’è, poi, anche l’oscillazione tra carne e spirito di una band amata dal prete deejay, i Depeche Mode, ai quali è dedicato un capitolo appassionato. Non mancano all’appello Ry Cooder, «un sincero avventuriero del blues», i cantori dei miserabili come Gavin Bryars, Charles Bradley e Johnny Marr e così via in una folla, spesso assordante, di voci. In essa spiccano anche i vertici come Lucio Battisti, David Bowie e persino Patti Smith intervistata durante un festival a Taranto, in un dialogo ove affiora una stupefacente fede di intensa caratura. Padre Granieri in filigrana rivela uno spettro significativo anche di letture cólte e questa attrezzatura gli permette di scovare che – come riconosceva David Bowie in un verso di Starman – c’è un «rock’n’roll con tanta anima». 

Cardinale Gianfranco Ravasi – Il Sole 24 Ore, 11 aprile 2021

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